Cristo è giunto per donare all’umanità una gioia celeste. Una gioia nella quale le voci dei cantori umani e angelici si mescolano senza distinzione, tese tutte verso un’unica visione, quella dell’amore paterno assoluto, amore di una tenerezza e di un’umiltà infinita, che si è fatto carne in Gesù. Egli è dono eterno ai figli dell’uomo, nel quale è stata rivelata tutta la saggezza e l’economia di Dio. Cristo è l’irradiazione della gloria del Padre (cf. Eb 1,3) e colui che accoglie ogni adorazione rivolta a Dio. In lui trova compimento tutto lo scopo della creazione così come con lui tutto ha avuto inizio.
Cristo ha iniziato la sua vita terrestre come un bambino inerme e l’ha conclusa con la resurrezione dai morti con piena potenza, per dimostrare che egli è veramente l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine di ogni cosa. In lui troviamo la forza nei momenti in cui siamo allo stremo; in lui troviamo la fragilità estrema quando ci appoggiamo alle nostre forze, poiché egli porta in sé ed è in grado di offrire, allo stesso tempo, la forza e l’umiltà. Così Cristo copre le debolezze di chi si è rivestito di lui e mette a nudo chi si fa forza di sé stesso.
Il re Erode voleva uccidere il bambino Gesù pensando che la debolezza dell’infanzia potesse essere facile preda della sua stupida spada. Ma era impossibile che la debolezza di Dio cadesse nelle mani dello stupido e del prepotente, poiché “ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,25). Sulla croce, e per mezzo della croce, il diavolo ha subito la sua sconfitta eterna.
L’uomo è di per sé stesso debole, non importa quanto si dimostri forte, violento e potente, non importa quanto si mostri santo, giusto e pio. La vera forza, invece, che resta per sempre forza e dalla quale proviene ogni vittoria, è soltanto quella che attingiamo da Cristo gratuitamente, per grazia. Ciò avviene quando l’uomo crede e comprende pienamente quanto debole è e smette totalmente di fare affidamento all’uomo e sui suoi mezzi artificiosi di supremazia: intelligenza, soldi e astuzia. Allora egli attingerà alla forza di Cristo stesso, alla sua infinita fonte divina.
Con la nascita di Cristo abbiamo ascoltato una voce celeste che ci consola il cuore e ci invita alla pace e alla gioia. Benedetto questo giorno perché è il giorno di consolazione dell’umanità, una gioia potente capace, sempre, in ogni momento, di tramutare in speranza tutta la nostra afflizione ...
Che bello Isaia che con le sue parole consolatorie dice: “Consolate, consolate il mio popolo” (Is 40,10). “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!” (Sal 117 [118],24), perché è un giorno di salvezza gratuita, giorno di redenzione proveniente da Dio, giorno di alleanza nuova promulgata da una parte soltanto: Dio. L’uomo, invece, vi ha preso parte soltanto offrendo a Dio il corpo puro della Vergine affinché lo prendesse come tenda nella quale abitare e perfezionasse, così, lui stesso la sua alleanza.
Noi siamo compartecipi effettivi della nuova alleanza, non in qualità di realizzatori ma di beneficiari e destinatari. Quanta generosità nella comunione! Quanto abbondante fu la concessione! Il sangue versato è il nostro, caldo, di colore rosso scarlatto, ma la potenza che vi è in esso è divina, dall’effetto e dall’efficacia straordinari. Sono un corpo e un sangue che portano, nello stesso tempo, la nostra debolezza e la potenza della nostra salvezza.
Guardate a Betlemme e meditate: il neonato è figlio vostro e vostro Signore! Porta la vostra natura ed è colui che la santifica e la redime. Oggi la divinità ha indossato la nostra natura, perché la nostra natura vesta la divinità. Oggi la nostra debolezza è diventata forza, il peccato è dissolto e ha preso il suo posto una giustizia infinita.
Tratto da: Matta el Meskin, L’umanità di Dio. Meditazioni sull’incarnazione (2015)