Redazione   04/11/2021

Vivere nella creazione di Dio

Vedere risultati diretti delle nostre azioni a livello del cosmo è impossibile. Ma il nostro destino è legato al resto della creazione, non solo per qualche milione di anni, ma per tutta l’eternità.

Photo by Casey Horner on Unsplash

La figura dell’ambientalista dedito alla sua idea, radicalmente impegnato a favore di uno stile di vita sostenibile, mi ricorda una storia raccontatami da un amico. Era nato in India, e come la maggior parte dei bambini delle famiglie inglesi era stato inviato in patria ancora in tenera età assieme a suo fratello, sotto la responsabilità della bambinaia, per cominciare gli studi. Quando la nave era ormai prossima alla meta, molti espatriati presi da nostalgia si affollarono su un lato per gettare finalmente lo sguardo sulla costa inglese, al punto che la nave cominciò a sbandare pericolosamente verso destra. Immediatamente fu fatto un annuncio all’altoparlante: “Potrebbero alcuni passeggeri spostarsi cortesemente verso sinistra per ristabilire l’equilibrio della nave?”. Nessuno si spostò, a eccezione della bambinaia. Prendendo fortemente per la mano i due riluttanti bambini, essa attraversò con decisione il ponte proclamando: “Noi ristabiliremo l’equilibrio della nave!”.

A prima vista l’immagine è abbastanza comica: una figura isolata che combatte una nobile ma futile battaglia contro forze immensamente superiori. Ma il cuore del racconto è che quella bambinaia aveva pienamente ragione. Non soltanto sul piano morale perché obbediva alla voce del dovere, ma nell’individuare la radice del problema e il suo rimedio. Lo squilibrio della nave, come quello del nostro ambiente o anche del clima globale, dipendeva da una ben nota dinamica umana: ciascuno è convinto che nulla di ciò che fa può avere un qualche effetto su un fenomeno così vasto. E allora, una volta raggiunta l’evidenza che si è mutata la realtà globale nessuno è disposto a cambiare prima degli altri. Così lo stallo continua finché ci si rende conto che l’unico rimedio allo squilibrio risiede nell’invertirne la causa, nel riconoscere che il proprio contributo conta e nell’agire in conformità.

Se è difficile vedere risultati diretti delle nostre azioni a livello del globo, a livello del cosmo è del tutto impossibile. E tuttavia crediamo fermamente che l’opera della nostra vita consista nell’avanzare verso quella trasfigurazione in Cristo nella quale il cosmo intero è coinvolto. Il nostro destino è strettamente legato al resto della creazione, non solo per qualche milione di anni, ma per tutta l’eternità. La capacità dell’uomo di nuocere alla natura su scala globale può esser vista come una parabola di questa connessione, per quanto limitata al suo lato oscuro.

Appare strano che qualcuno nella tradizione cristiana possa aver dubbi in linea di principio sulla capacità dell’azione dell’uomo di incidere anche su un fenomeno tanto vasto quale il clima globale. La dimensione dell’impatto dell’uomo sull’ambiente dovrebbe ricordarci qualcosa di fondamentale nella storia della salvezza: l’effetto centrale della decisione dell’uomo. Il racconto della caduta ci dice che la decisione di fare assegnamento su se stessi e la scelta di usare il mondo senza riferimento a Dio sono connesse in qualche misterioso modo alla sofferenza e alla disarmonia del mondo naturale. L’annunciazione ci ricorda ciò che è richiesto per invertire questo movimento di disintegrazione: bisogna che si trovi una persona che con tutto il suo essere dica “sì” all’opera di salvezza di Dio. Forse questo può dare una prospettiva al nostro desiderio di “salvare la terra”. Quando parliamo di salvare la terra da questa o quella particolare minaccia, parliamo sostanzialmente di un movimento all’indietro, non in avanti. Intendiamo un ritorno a una condizione in cui la terra è pur sempre corruttibile, pur sempre imperfetta, ma almeno abitabile. Ma dobbiamo chiederci: qual è lo scopo di questo lavoro di salvataggio? La nostra risposta dev’essere: vivere in una terra abitabile per fare la nostra parte nell’opera di salvezza di Dio, che è portare tutte le cose in avanti verso il Regno. Se il nostro compito fosse globale, la singola piccola persona avrebbe ogni motivo di disperare. Ma la dimensione cosmica del nostro compito ci solleva da ogni illusione che tutto dipenda da me, mentre al contempo enfatizza al massimo grado l’importanza del nostro assenso al compito assegnatoci.

Dovremmo fin d’ora sapere che non esiste alcun cammino verso il Regno se non mediante migliaia di ordinarie e banali decisioni, come tenere in serbo una parola amabile per qualcuno o riciclare un pezzo di carta. Ogni atto di attenzione e responsabilità verso la creazione umana ed extraumana di Dio è un assenso pratico al suo piano di salvezza. Esso segnala la nostra volontà di cooperare con l’Onnipotente nel portare la sua creazione al compimento per il quale è stata fatta.

Tratto da: E. Theokritoff, Abitare la terra. Una visione cristiana dell’ecologia (2012).


Per approfondire:
Messaggio congiunto per la cura del creato 2021.

I volumi
Bartholomeos I

Nostra madre terra

Le radici della crisi ambientale di cui stiamo prendendo coscienza sono profondamente spirituali: essa riguarda, infatti, il modo in cui consideriamo il mondo e l’immagine che ci facciamo di esso. Trattiamo il nostro pianeta in maniera disumana proprio perché non riusciamo a vederlo come un dono ereditato dall’alto.

2015, 129 pp.

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Queste brevi meditazioni ci conducono per mano lungo percorsi boschivi dai quali non si fa ritorno immutati. Man mano che scorrono le pagine, è possibile fare una sosta e respirare, pregare. La lettura diviene contemplazione colma di meraviglia e, a poco a poco, ridisegna i nostri percorsi interiori, perché è anche così che Dio ci parla e traccia in noi la sua strada.

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Elizabeth Theokritoff

Abitare la terra

L’autrice risponde da cristiana ai quesiti urgenti che l’attuale situazione ecologica ci pone, offrendo spunti concreti per un’educazione alla responsabilità degli uomini verso la terra e degli uni verso gli altri.
Ogni creatura è legata a tutte le altre; infatti, “non esiste alcun cammino verso il Regno se non mediante migliaia di ordinarie e banali decisioni, come tenere in serbo una parola amabile per qualcuno o riciclare un pezzo di carta”.

2012, 250 pp.

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Paolo De Benedetti

E l’asina disse...

Allora “il Signore aprì la bocca dell’asina di Balaam, e l’asina disse ...”. Nel nostro mondo senza tenerezza, avessimo almeno la grazia di udire la voce dell’asina.

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Ioannis Zizioulas

Il creato come eucaristia

L’autore ci offre in questo saggio un approccio biblico e teologico al problema dell’ecologia. Non si tratta di rincorrere mode o di adeguarsi a una mentalità mondana, ma di riscoprire il ruolo dell’uomo nell’economia creazionale, di leggere il creato come occasione di eucaristia, di offerta e rendimento di grazie: ricomposta l’armonia con tutti gli esseri animati e inanimati, l’uomo torna a essere la speranza offerta alla creazione.

1994, 96 pp.

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È qui proposto un itinerario che vorrebbe condurre il lettore a una piena consapevolezza della responsabilità cristiana verso la creazione; e al tempo stesso introdurlo, nel solco della spiritualità dell’oriente cristiano, a ritrovare la profondità e la bellezza del rapporto con le cose e gli esseri viventi, contemplati nella loro destinazione alla salvezza, che è connessa a quella dell’uomo.

A cura di Luigi d’Ayala Valva, Lisa Cremaschi, Adalberto Mainardi
2013, 494 pp.

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    € 35,00  € 33,25
  • PDF
    € 11,99

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