17/12/2022

Il sì di Giuseppe

La fede e l’obbedienza di un uomo giusto e responsabile

Giuseppe, uomo giusto secondo le Scritture di Israele, può accogliere e proteggere Maria e il bambino per comando di Dio. In questa sua amorosa obbedienza si adempie il dono della paternità a Gesù.

Foto di Alfonso Scarpa su Unsplash

Il racconto di quella che possiamo chiamare annunciazione a Giuseppe, ci narra la fede e l’obbedienza di Giuseppe. Il vangelo sottolinea che la promessa di Dio non si compie senza il consenso di un eletto. E che, d’altra parte, questo assenso pieno del chiamato basta per questa sinergia con Dio. La responsabilità davanti a Dio è sempre solitaria ...
Se l’obbedienza di Maria fu un’accoglienza incondizionata della parola dell’angelo, accoglienza che precedette e rese possibile l’evento, qui Giuseppe incontrò prima l’evento sconvolgente – Maria incinta – e solo dopo, nella notte, la parola dell’angelo ... Giuseppe, appena incontrato l’evento che lo contraddiceva così radicalmente e dolorosamente, subito si mise a leggerlo nei suoi pensieri, a cercare di interpretarlo con la parola di Dio già udita, la Torah, la Legge del Sinai, e poi prese una decisione. La prese da solo, nella solitudine della sua coscienza, sottomettendosi alla pressura della realtà e alla Legge di Dio. Vediamo l’invenzione personale della sua sottomissione, evento sempre inedito per ciascuno, e che ci testimonia cos’è l’esser giusti secondo le Scritture di Israele, il caro prezzo dell’amore. È importante ascoltare il pensare e la decisione di Giuseppe prima che il Signore, nel suo angelo, lo visiti.

Sta scritto:

Giuseppe, che era giusto e non voleva esporre Maria alla vergogna, decise di rimandarla in segreto. Mentre stava pensando a queste cose, ecco apparirgli in sogno l’angelo (Mt 1,19-20).

Ecco un preambolo che qui appare come indispensabile all’accoglienza della rivelazione: pensare, pensare all’evento appena incontrato. Specularmente a Maria che tratteneva nel cuore le parole dell’angelo, Giuseppe medita sull’evento. La visitazione notturna a Giuseppe da parte dell’angelo è stata prontamente riconosciuta e accolta da Giuseppe grazie al suo aver pensato, al suo aver faticato nel pensare la sua responsabilità verso Maria e verso la Legge. Quel pensare con pena lo rendeva vigilante. Il suo pensare è luminoso e capitale per noi, perché il vangelo lo chiama giusto, giusto davanti a Dio e agli uomini. Pensare a ciò che accade è operazione spirituale, è quel predisporre che ci compete per poter ascoltare e riconoscere la parola di Dio ...

Giuseppe sapeva che la Legge di Dio, anche quando ciò non è evidente, difende sempre il diritto dell’altro. Il divieto è sempre per salvare un altro da me. La Legge dà voce all’altro, è il diritto dell’altro a cui siamo sordi, e che per di più spesso rendiamo afono. La Legge di Dio e l’altro sono sacramento l’una dell’altro, reciprocamente. E il vangelo non è che pienezza della Legge, in questo preciso senso.
Dunque Giuseppe adempie la Legge di Dio rinunciando a Maria, e impedendosi di esporla al male della vergogna e di tutto ciò che segue: si sottomette a un tempo alla Legge e alla realtà, senza tradire l’amata, senza ferire l’amore ...

Poi l’angelo visitò il sonno di Giuseppe, e Giuseppe ricevette la rivelazione che lo coinvolgeva così interamente. Egli capì che era un evento di Dio, che il Signore lo coinvolgeva nella sua opera; ricordò e accolse la testimonianza delle Scritture che promettevano il Messia a Davide. E la sua povera verità di discendente di Davide gli si fece luminosa.
Destatosi dal sonno, Giuseppe obbedì alla rivelazione e all’invito dell’angelo, prese con sé Maria, e poi chiamò Gesù quel figlio che riceveva da Dio. Giuseppe, che aveva deciso di sottomettersi a Maria fino a rinunciare a lei e a proteggerla dalla vergogna – solo questo poteva fare il suo grande amore e la sua grande giustizia – ora può accoglierla e proteggerla, lei e il bambino, per comando di Dio, perché Dio ne ha bisogno. E in questa sua amorosa obbedienza si adempie il dono della paternità a Gesù, e a noi il dono del riconoscimento di Gesù come Messia di Israele, figlio di Davide, perché la salvezza viene dai giudei.

Tratto da: Maria dell’Orto (Frattin), La follia del vangelo (2014)

I volumi
Maria dell’Orto (Frattin)

La follia del vangelo

Queste pagine possono costituire un dono prezioso per la loro capacità di immediatezza, per il loro saper cogliere il cuore di una parola di Gesù rimasta come brace ardente sotto la cenere.
L’intento di queste meditazioni è di destare qualcosa di quel gioioso stupore e di quella inquietante perplessità che le parole di Gesù di Nazaret suscitavano in tanti suoi ascoltatori, riscoprendo la “scomodità” del vangelo e la “follia della croce”.

2014, 239 pp.

Formati

  • Libro
    € 15,00  € 14,25

2014, 239 pp.

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  • Libro
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Giuseppe è stato padre di Gesù, pur non avendolo generato; è padre che fa spazio a un altro Padre, esercita una paternità che lascia intravedere un’altra paternità.
Mettere al mondo un figlio non significa soltanto generare, ma impegna a educare; è un atto di fede ed è una promessa. La paternità è evento spirituale, che accade tra la libertà dei genitori e la fragilità del figlio.

2019, 125 minuti, 112MB

Formati

  • CD Audio
    € 7,50  € 6,00
  • MP3
    € 5,00

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