Redazione   07/03/2023

Jheronimus Bosch a Milano: il deserto affollato

Nei Detti, Antonio si ritira nel deserto, ma quello rappresentato da Bosch è un luogo affollatissimo, tutt’altro che deserto! Cosa vuole farci vedere? Osserviamo il deserto con gli occhi di Antonio.

Jheronymus Bosch, Trittico delle Tentazioni di sant’Antonio, 1500 circa, olio su tavola, Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga © DGPC/Luísa Oliveira

La mostra di Jheronimus Bosch (1453-1516) al Palazzo Reale di Milano aiuta il visitatore a comprendere la natura di un altro Rinascimento, quello del nord Europa. In questo rinascimento parallelo e tangente a quello mediterraneo, l’immaginario è guidato da figurine guizzanti e fantasiose.
Davvero ben curate sono le sale in cui si possono comprendere le tangenze e le influenze tra diverse aree (nord Italia, Spagna e sud America); temi e rappresentazioni viaggiano da un continente all’altro, legando visioni del mondo.

Nella prima sala della mostra campeggiano due opere di Bosch: il trittico dei santi eremiti di Venezia e il trittico delle tentazioni di sant’Antonio di Lisbona. È su quest’ultimo che soffermiamo il nostro sguardo, leggendolo attraverso i testi dei padri del deserto, dei quali Antonio è il padre e l’esempio. È infatti chiamato il “padre dei monaci”.
Probabilmente Bosh è entrato in contatto con le Vitae Patrum risalenti al 1450 e molto diffuse nelle biblioteche ecclesiastiche. Da questo testo sicuramente prende ispirazione per narrare visivamente le tentazioni di Antonio.

Il trittico si compone in questo modo: a sinistra si trova il rapimento e il combattimento di Antonio con i demoni, al centro le tentazioni e a sinistra Antonio in preghiera.
Quello che ci narrano i Detti è che Antonio si ritira nel deserto, ma quello rappresentato da Bosch è un luogo affollatissimo, tutt’altro che deserto! Cosa stiamo vedendo? O meglio cosa vuole farci vedere Bosch? Stiamo osservando il deserto con gli occhi di Antonio: il deserto è affollato dai suoi pensieri, i loghismoi. In greco il termine loghismós, “pensiero”, spesso usato al plurale, indica ogni suggestione o immagine che sorge nel cuore: se a volte il suo significato è neutro, per lo più ha un significato negativo; si tratta dei “pensieri cattivi” ispirati dal diavolo, o meglio dai singoli “demoni”, che turbano la mente distraendola dal ricordo di Dio.

Un giorno il santo abba Antonio, mentre era seduto nel deserto, fu preso da una fitta tenebra di pensieri. E diceva a Dio: “Signore, voglio essere salvato, ma i pensieri non me lo permettono. Che cosa posso fare nella mia afflizione? Come posso essere salvato?”.

Così comincia uno dei detti attribuiti ad Antonio. Ecco la lotta che il monaco affronta e che Bosch rappresenta: i pensieri diventano figure fantasiose, perché frutto della fantasia, che popolano il silenzio e la solitudine del monaco Antonio.

Evagrio Pontico, che ha sistematizzato l’insegnamento dei padri del deserto, nel suo Trattato pratico, elenca “otto pensieri principali” all’origine di tutti gli altri: ingordigia (gastrimarghía), fornicazione (porneía), avarizia (philargyría), tristezza (lýpe), ira (orghé), acedia (akedía), vanagloria (kenodoxía) e orgoglio (hyperephanía). Questo elenco rimarrà costante nella tradizione spirituale successiva e, tramite Giovanni Cassiano, si trasmetterà anche in occidente, dove è all’origine della dottrina dei sette vizi capitali. Questi sono meravigliosamente rappresentati nella mostra da una serie di stampe di Pieter van der Heyden nella sezione dedicata alla stampa come mezzo di divulgazione.

Nel pannello centrale del nostro trittico è proprio Antonio che guarda l’osservatore, come a richiamarne lo sguardo, come a dirgli: non lasciarti distrarre da tutti i pensieri che vedi rappresentati. In questo Bosch ha davvero la maestria ci darci il senso dello straniamento e della distrazione: i nostri occhi non smettono di correre sulla tavola, richiamati dai tanti dettagli che si scoprono. Antonio benedice con la mano riproducendo il gesto del Cristo che è all’interno della cappella ricavata da una torre in rovina. Gesù guarda Antonio come a ricercarne lo sguardo, accanto a lui il Crocifisso che cita direttamente le ante del trittico in cui è rappresentata la passione di Cristo. Le ante erano visibili ogni qual volta il pannello restava chiuso in determinati periodi dell’anno.

Sarebbero innumerevoli i paralleli tra le rappresentazioni di Bosch in questo pannello e i Detti dei padri del deserto. Ne citiamo due.
La torre diroccata dove si trova la cappellina presenta un fregio che rappresenta in alto Mosè che sta ricevendo le tavole della legge con sotto il popolo che danza davanti al vitello d’oro. È il racconto dell’idolatria, che si trova anche nella fascia sottostante in cui alcuni uomini offrono animali a una scimmia su un piedistallo. La tentazione che grava su Antonio è questa: idolatrare qualcosa che non è il suo Dio. Nella fascia inferiore del fregio due uomini trasportano un gigantesco grappolo d’uva: sono i due esploratori della terra di Canaan narrati nel libro dei Numeri 13,23 (“Giunsero fino alla valle d’Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d’uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche delle melagrane e dei fichi”). Questo immaginario della frutta sovradimensionata è una delle caratteristiche stilistiche di Bosch. Il secondo esempio è proprio nel pannello centrale in basso a sinistra: da un enorme frutto rosso esce una figura che brandisce una spada: è il pensiero dell’ira, come lo narra anche Evagrio nel suo trattato.

Bosch, come grande rappresentante del Rinascimento, è un conoscitore della letteratura dei padri del deserto attraverso i testi che gli sono giunti nelle biblioteche degli Ordini presenti a Hertogenbosch (nei Paesi Bassi), la città dove è nato e vissuto. In molte delle rappresentazioni presenti alla mostra questi testi diventano immagini e racconti fantastici, uno sguardo diverso sulla vita nel deserto.


La mostra “Bosch e un altro Rinascimento” è a Milano, Palazzo Reale, fino al 12 marzo.

I volumi
Antonio il Grande

Secondo il vangelo

Per la prima volta in italiano vengono pubblicate le venti lettere di Antonio il Grande trasmesseci dalla tradizione araba. Vi emerge la figura di un uomo che è vangelo vivente e splendente, capace di attirare a sé discepoli e di generarli a Cristo, e si avverte la presenza dello Spirito che, quando pone la sua dimora nel credente, gli infonde “notte e giorno una gioia celeste tale che, pur essendo ancora nel corpo, questi sarà come chi è nel Regno”.

A cura di Matta el Meskin
1999, 232 pp.

Formati

  • Libro
    € 15,00  € 14,25

A cura di Matta el Meskin
1999, 232 pp.

Formati

  • Libro
    € 15,00  € 14,25
Evagrio Pontico

Trattato pratico

La via della praktiké, la via delle virtù, è ciò che Evagrio vuole delineare in quest’opera indirizzata agli anacoreti, agli asceti che vivono soli nel deserto, ma nella quale ogni uomo riconoscerà descritte le proprie paure, le proprie ossessioni, le proprie sconfitte, ma anche le proprie aspirazioni più nobili. Attraverso un attento esame di ciò che ostacola il cammino di sequela, l’autore suggerisce un metodo...

A cura di Gabriel Bunge
2008, 320 pp.

Formati

  • Libro
    € 21,00  € 19,95

A cura di Gabriel Bunge
2008, 320 pp.

Formati

  • Libro
    € 21,00  € 19,95
Padri del deserto

Detti editi e inediti

Luogo d’origine della maggior parte dei detti è l’Egitto, terra che vide la prima fioritura del monachesimo cristiano, dove queste parole furono pronunciate e custodite. Ma quando le incursioni barbariche degli inizi del V secolo, e forse anche una certa decadenza, spinsero molti monaci ad abbandonare quelle regioni, il timore che l’eredità andasse perduta convinse i solitari rifugiatisi in Palestina a mettere per iscritto quella preziosa eredità.

A cura e con la traduzione di Sabino Chialà e Lisa Cremaschi
2002, 318 pp.

Formati

  • Libro
    € 20,00  € 19,00

A cura e con la traduzione di Sabino Chialà e Lisa Cremaschi
2002, 318 pp.

Formati

  • Libro
    € 20,00  € 19,00
Padri del deserto

Detti

Una profonda sapienza umana e un acuto discernimento spirituale emergono in modo vivido dai Detti dei padri del deserto: sono parole di “maestri” resi tali dall’esperienza del concreto vivere, in risposta a domande nate da discepoli. Brevi, incisive e dinamiche, non intendono spiegare bensì suggerire, rimandare a un’ulteriore ricerca, perché si giunga progressivamente alla capacità di un discernimento personale, a vivere “come fuoco ardente”.

A cura e con la traduzione di Luigi d’Ayala Valva
2021, 753 pp., 3,82MB

Formati

  • Libro
    € 0,00
  • PDF
    € 14,99

A cura e con la traduzione di Luigi d’Ayala Valva
2021, 753 pp., 3,82MB

Formati

  • Libro
    € 0,00
  • PDF
    € 14,99
Lucien Regnault

Il deserto parla

I detti dei padri sono parole di vita, vissute ancor prima di essere pronunciate, che sgorgano dalla parola dell’evangelo e da un’attenzione profonda all’umanità.
In quest’opera postuma l’autore ci offre un commento spirituale delle parole di questi uomini del deserto, presentandoci le figure più rappresentative tra i monaci del IV secolo. La trasmissione della loro sapienza umana e spirituale può alimentare e arricchire la nostra vita interiore oggi.

2008, 183 pp.

Formati

  • Libro
    € 12,50  € 11,88

2008, 183 pp.

Formati

  • Libro
    € 12,50  € 11,88
Douglas Burton-Christie

La Parola nel deserto

Nella meditazione e nell’assimilazione quotidiana della Parola, nell’alternarsi di lavoro e preghiera, vediamo i monaci impegnati a riplasmare il proprio mondo di immagini e sentimenti attorno al mondo della Scrittura. Una lettura della Scrittura che non si accontenta di scovare il senso nascosto, ma che esige che questo significato giunga a trovare espressione concreta nella vita quotidiana.

1998, 488 pp.

Formati

  • Libro
    € 31,00  € 29,45

1998, 488 pp.

Formati

  • Libro
    € 31,00  € 29,45
Per la prima volta sono qui tradotti, introdotti e annotati i testi biografici più antichi scritti in greco riferiti a Pacomio e ai suoi discepoli: la Prima vita greca, i Paralipomeni, l’Epistola di Ammone e l’estratto sui pacomiani dalla Storia lausiaca di Palladio.
Questo corpus di testi permette la conoscenza di colui che spesso è definito come il “fondatore del monachesimo cenobitico” (da coenobium, “comunità”).

A cura e con la traduzione di Luigi d’Ayala Valva
2016, 602 pp.

Formati

  • Libro
    € 40,00  € 38,00

A cura e con la traduzione di Luigi d’Ayala Valva
2016, 602 pp.

Formati

  • Libro
    € 40,00  € 38,00
Placide Deseille, Enzo Bianchi

Pacomio e la vita comunitaria

Dal padre del monachesimo cenobitico, preziosi insegnamenti sulla vita comunitaria, luogo privilegiato di esercizio della misericordia.

1998, 228 pp.

Formati

  • Libro
    € 13,00  € 12,35

1998, 228 pp.

Formati

  • Libro
    € 13,00  € 12,35
Una raccolta di scritti di grandissima importanza per conoscere una testimonianza cristiana che coinvolse migliaia di persone e che anche ai nostri giorni può essere fonte di profonde intuizioni evangeliche.

A cura di Lisa Cremaschi
1988, 469 pp.

Formati

  • Libro
    € 21,00  € 19,95

A cura di Lisa Cremaschi
1988, 469 pp.

Formati

  • Libro
    € 21,00  € 19,95