05/05/2023

La novità della gioia cristiana

Senza la gioia non possiamo sopravvivere

Reimparare il “lessico della gioia” appare un compito imprescindibile per noi cristiani per poter diffondere un’altra musica attorno a noi, oltre a quella straziante e soverchiante della tristezza.

[La gioia] è il respiro, il modo di esprimersi del cristiano … Il cristiano è un uomo, una donna di gioia, un uomo, una donna di consolazione: sa vivere in consolazione, la consolazione della memoria di essere rigenerato e la consolazione della speranza che ci aspetta (papa Francesco).

In questo preciso contesto storico e sociale, che è quello in cui Dio ci ha posto e dal quale non possiamo in alcun modo estraniarci, reimparare il “lessico della gioia”, apprendere a riappropriarsi delle ragioni profonde della gioia che sono al cuore della nostra fede evangelica appare un compito assolutamente imprescindibile per noi cristiani, compito che, se svolto con umiltà e senza apologetica arroganza può aprire orizzonti di senso anche per chi non si riconosce in tale fede, e tuttavia spera e crede nella possibilità di una vita più umana, più sensata, più vera, e quindi più gioiosa.
La gioia contiene in sé un’autoevidenza, una verità antropologica, che nessuno (o quasi nessuno) può negare:

La gioia è il terreno in cui ogni vita mette radice per essere in grado di esistere. Senza la gioia non potremmo vivere, o meglio, non potremmo sopravvivere (André Louf).

Nell’oscuro orizzonte di crisi in cui ci troviamo immersi, dunque, il nostro desiderio profondo come credenti dovrebbe essere di offrire un altro sguardo sulla realtà, di osare un altro linguaggio, di diffondere un’altra musica attorno a noi, oltre a quella straziante e soverchiante della tristezza …

La novità della gioia cristiana, che integra lo scandalo e l’enigma della morte senza rimuoverli, può venire soltanto da altrove, dallo Spirito: lo stesso Spirito che è stato presente e attivo nella vita di Gesù e che è stato all’origine della sua gioia. Questo Spirito riempie di senso ogni gioia umana, la rende appunto “piena”, adeguandola alla misura di quella di Gesù, in modo che si realizzino anche le parole da lui pronunciate al momento di consegnare il comandamento nuovo in Giovanni 15,11: “Vi ho detto queste parole perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” …

Dire che la gioia è un “frutto dello Spirito”, come fa esplicitamente la Lettera ai Galati, significa dunque affermare che essa è una dimensione totalmente gratuita, un dono. La gioia non la si cerca per sé stessa, la si sperimenta sempre come dono inaspettato, come conseguenza gratuita del proprio essersi orientati all’amore di Dio e degli altri, del proprio “cercare prima il regno di Dio” (cf. Mt 6,33) e dell’aver trovato in questo il proprio “tesoro”, il proprio ambito vitale, la propria vocazione.

In fondo la gioia, la gioia vera, anche quando ci sono motivi reali e validi che la spiegano, non è mai totalmente motivata nell’esperienza umana, né giunge come risultato di cause che noi possiamo porre e preparare, ma ci sorprende sempre, come dice bene il titolo dello scritto autobiografico di Clive Staples Lewis, Sorpreso dalla gioia, perché “mentre il piacere lo è spesso, la gioia non è mai in nostro potere”. Sulla gioia non abbiamo presa, essa si sottrae alla logica del possesso. Per questo c’è nella gioia anche una dimensione inquietante che alcuni rifiutano a favore di qualcosa di più immediatamente disponibile. La gioia infatti chiede di essere accolta e coltivata secondo la stessa logica che la fa nascere nella nostra vita, la logica del dono e della grazia …

Quindi, forse, la gioia “piena” di cui parla Gesù non significa tanto una gioia acquisita pienamente, una volta per tutte, ma piuttosto una gioia resa continuamente tale grazie a un atteggiamento di continuo desiderio e invocazione.


Tratto da: L. d’Ayala Valva, Vivere la gioia evangelica (2021).

I volumi
Luigi d’Ayala Valva

Vivere la gioia evangelica

Gesù parla della sua gioia come di un’esperienza di amore: egli si è sentito amato e rimane nell’amore del Padre fino alla fine. La gioia dell’amore del Padre è ciò che ha riempito tutta la sua vita, ne è il senso, un senso che viene lasciato in eredità ai discepoli perché essi ne facciano tesoro e diventi anche la loro gioia.

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Una gioia provata

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In questo tempo abbiamo bisogno di riscoprire la gioia.
La Lettera di Giacomo ci aiuta a scoprire che “tutta la gioia” (Gc 1,2), che possiamo identificare con la salvezza, è il sapersi avvolti dal perdono di Dio.

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