14/01/2017

Dirottamento verso una immagine capovolta

Avvenne in Giovanni un dirottamento. E Giovanni si è concesso al dirottamento, si è lasciato dirottare. Dirottare dall’essere centrato in sé stesso all’essere decentrato verso il Veniente.

Foto di Randy Jacob su Unsplash

Giovanni, non è semplicemente il profeta che chiamò a conversione, ma è l’uomo chiamato lui stesso a conversione. Giovanni fu convertito da Gesù. Avvenne in lui un dirottamento. E Giovanni si è concesso al dirottamento, si è lasciato dirottare. Dirottare dall’essere centrato in sé stesso all’essere decentrato, decentrato verso il Veniente: “Giovanni gli dà testimonianza e proclama”. Proclama, alza la voce. Alza la voce per un altro. Proclama che è un altro colui che conta …

Giovanni è un indice. Pensate la vocazione a essere un indice, vocazione che appartiene a tutti. Indica un altro: “Ecco l’agnello di Dio” (Gv 1,29). È lui, seguite lui. Pensate all’importanza di queste parole in un momento storico come il nostro, tempo di ossessiva esposizione ecclesiale, di sovraesposizione ecclesiale, di ecclesiocentrismo. Pensate quale fraintendimento una chiesa che parli continuamente e ossessivamente di sé mentre è relativa, relativa a un Altro, una chiesa che metta in mostra se stessa!

Ma c’è un’altra conversione cui è chiamato il Battista. E mentre della prima conversione, del primo dirottamento dall’“io” al Veniente, non è registrata nel vangelo la fatica, dell’altra conversione, dell’altro dirottamento è segnalata. Parlo del dirottamento da un’immagine del Messia a un’altra immagine, un’immagine capovolta. Aveva detto il Battista: “Colui che viene dopo di me è più forte di me” (Mt 3,11). E lo vede in fila con tutti i peccatori, a ricevere il battesimo. Lo sconcerto!

Si intravede da quell’inizio nelle acque del Giordano, da quell’entrata in scena, scena primigenia della sua missione, un’altra immagine di Messia. E lo scandalo di un Messia debole, o meglio diverso, si sarebbe ingigantito. Fino a diventare inquietante nelle ombre del carcere.

Dunque anche la roccia del deserto, colui che era anche più di un profeta, non fu al riparo dal dubbio. Eppure, tempo prima, l’aveva confessato, indicato: “Ecco l’agnello di Dio”. Abbiamo giorni in cui proclamiamo, anche con fierezza. Ma non tutti i giorni sono uguali. Abbiamo anche giorni in cui siamo scossi, messi alla prova dal dubbio. E come non poteva non essere messo alla prova Giovanni, che nella sua proclamazione del Messia era andato per immagini prevalentemente minacciose, di fuoco? Il Messia avrebbe finalmente separato il grano dalla paglia. Questa tentazione di separare che, ancora oggi, per falso zelo, attraversa la chiesa! Ed ecco la cosa sconvolgente, colui che il Battista ha indicato come Messia, non separa i giusti dai peccatori, anzi cerca i peccatori, siede a mensa con loro! Aveva detto Giovanni del Messia: “Brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile” (Mt 3,12). Ma dov’è questo Messia che brucia la paglia?

“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Ad annunciare la vera immagine del Messia e a rendere ragione che la sua venuta è già in atto non sono tanto le parole, sono le opere. Ma, ecco il punto decisivo, non le opere minacciose, quelle sono assenti nel Veniente, ma opere di guarigione, opere di consolazione. È un Messia che si china sulla sofferenza degli umani e la solleva. È un Messia che ha occhi e cuore per la debolezza umana, per l’infinita debolezza che segna trasversalmente tutta l’umanità, al di là di ogni condizione.

Dirottamento dell’immagine. Che chiede fede. Pensate alla purezza di fede che fu chiesta a Giovanni, che, dopo aver ricevuto risposta, continuò a ripetere a se stesso che la visita di Dio nel suo Messia era in atto, se pur in modalità inattese e sconcertanti. Continuò a ripeterlo a se stesso quando le sbarre rimanevano chiuse. La conversione di Giovanni interroga la nostra conversione a un’immagine diversa di Messia. Quale immagine di Cristo stiamo dando oggi nel mondo? E quale immagine di credenti? Se qualcuno oggi ci chiedesse se siamo cristiani, potremmo rimandare, come Gesù, alle opere? E a quali opere? Quelle di Gesù? Voi mi capite, è in gioco la nostra conversione.


Tratto da A. Casati, Incontri con Gesù. Figure della sequela (2010).

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