Questo libro indica la necessità di un “oriente”, perché quando non c’è “oriente” lo spazio tende al caos inospitale del tohu wabohu; indica la necessità di uno spazio definito da un asse, uno spazio per l’incontro, un luogo che indichi un cammino dove trovi posto l’evento, un luogo simbolico, uno spazio con dimensioni di vuoto per il silenzio, per il suono, per il “non detto”.