La nostra storia

Alle radici del Qiqajon

Una rilettura della vicenda storica delle Edizioni Qiqajon non può che partire dalla vicenda della Comunità monastica di Bose, non solo perché la casa editrice nasce su iniziativa del priore Enzo Bianchi e grazie al lavoro di alcuni fratelli e sorelle della Comunità, ma anche perché le ragioni che ne hanno motivato la nascita e ne orientano l’attività sono strettamente connesse alla ricerca di una vita evangelica nel solco della tradizione monastica così come è stata concepita e come ancora oggi si cerca di vivere a Bose.
Fin dall’inizio della vita comune nella seconda metà degli anni sessanta, i fratelli e le sorelle di Bose hanno ritenuto di doversi guadagnare da vivere con “il lavoro delle proprie mani” (cf. RB 48,1.8) o, meglio, con il frutto del proprio lavoro, fosse esso di tipo manuale o intellettuale, agricolo o industriale, dipendente o in proprio.

Già nei primissimi anni settanta alcuni fratelli e sorelle si sono dedicati a un’attività di ricerca, di studio e di traduzione di testi della grande tradizione cristiana, attingendo dal patrimonio spirituale e culturale delle diverse chiese cristiane d’oriente e d’occidente, e dalle radici ebraiche che alimentano ancora oggi la fede cristiana.

Questa attività di ricerca e di studio da parte di alcuni membri della Comunità si è aperta alla collaborazione con case editrici già presenti e attive nel panorama culturale italiano, attività proficua che ha progressivamente condotto i fratelli e le sorelle di Bose a valutare l’opportunità di fondare una propria casa editrice, per rispondere a molteplici esigenze: innanzitutto poter programmare con maggiore organicità e libertà una serie di titoli e collane da pubblicare, più aderenti agli specifici indirizzi e interessi che si venivano approfondendo in Comunità; poi mantenere aperta la prospettiva di avviare un ambito di lavoro serio, continuativo e sufficientemente remunerativo non solo per fratelli e sorelle vocati al lavoro intellettuale, ma anche per quanti avrebbero potuto dedicarsi ai compiti più pratici del lavoro editoriale (composizione, grafica, stampa, gestione del magazzino...).

Nel settembre del 1983 si decise dunque di dare vita a una casa editrice che prese il nome qiqajon (da pronunciare “kikaiòn”), traslitterazione del termine ebraico che indica l’alberello (normalmente tradotto in italiano con “ricino”) che Dio fece crescere sopra la testa del profeta Giona per concedergli un momento di gratuito riposo e di frescura.
Si voleva in questo modo esplicitare l’idea di fondo: proporre testi della tradizione ebraica e cristiana che cercassero di unire serietà e profondità di contenuto a uno stile e a una forma di buona accessibilità. Lo sforzo voleva perciò mirare più all’autenticità e alla qualità del sollievo offerto che non alla durata nel tempo. Il qiqajon cresciuto sopra la testa di Giona, infatti, durò una sola giornata, ma alleviò l’arsura, lo scoramento e la rabbia del profeta (cf. Gn 4,5-11).

Negli anni i criteri di fondo iniziali si esplicitarono in una serie di “collane”, e si sviluppò la consapevolezza della non autoreferenzialità nella scelta delle pubblicazioni, perché lo sguardo spaziasse a vasto raggio, partendo dalle fonti bibliche, ebraiche, patristiche e monastiche, rilette alla luce e sotto l’impulso del concilio, della sua ecclesiologia di comunione, della sua valorizzazione della liturgia, della sua apertura al dialogo con le altre chiese e con l’ebraismo, del suo approccio positivo al confronto con le diverse religioni e con il mondo contemporaneo.
Le scelte editoriali – ciò vale per ogni seria impresa anche di tipo culturale – devono tuttavia coniugarsi con una sostenibilità economica, e in questo senso lo spaziare da collane e titoli più impegnativi ad altri di maggiore accessibilità ha reso possibile l’assunzione di oneri relativi a certe opere non redditizie ma ritenute importanti per l’ampiezza e la profondità della proposta offerta ai lettori.

Nel tempo si sono sviluppate diverse proposte: autori cristiani dei primi secoli di area greca, latina, siriaca e orientale; opere di maestri rabbinici medievali e di pensatori ebrei moderni e contemporanei; pagine note e meno note di padri occidentali medievali; introduzioni e commenti a libri e tematiche bibliche e spirituali; autori antichi e moderni di aree cristiane anche “marginali”, come quella armena o quella copta; testi di sapienza umana o di afflato poetico e spirituale capaci di offrire “senso” per la vita personale e la convivenza civile.
L’intento di fondo rimane quello di raggiungere un pubblico non delimitato da steccati confessionali, ma interessato alla presenza cristiana nella società, un pubblico mosso dalla passione per il bello che anima coloro che hanno vissuto o vivono con maturità e discernimento la propria fede; di mantenere un costante dialogo con gli uomini e con la chiesa di oggi, basato sul rispetto reciproco e sulla convinzione che nulla di ciò che è autenticamente umano può essere estraneo al credente.

Dal ciclostile agli ebook, che cosa significa oggi pubblicare libri per una comunità monastica? E che cosa significa proporre nutrimento per la vita interiore? Queste le domande che sempre hanno accompagnato i fratelli e le sorelle di Bose, e che ogni giorno si presentano a loro come una sfida. Questi anni di attività ci consentono di dire che il qiqajon, l’alberello, è cresciuto, ha messo radici, rami e fronde, cercando ancora oggi di predisporre un luogo di pace in cui sostare per pensare a ciò che più sta a cuore, nella piena solidarietà con gli uomini e le donne del nostro tempo. Fino a quando? Non si sa e, in un certo senso, la risposta non è la preoccupazione primaria: oggi come nel 1983 la ricerca quotidiana dei monaci e delle monache impegnati nella casa editrice è quella di rendere accessibili strumenti seri per alimentare e corroborare una vita cristiana fedele al vangelo e un dialogo fecondo con fratelli e sorelle in umanità.